Benvenuto su MescalPeyoBook: sito web dedicato alle opere di Gabriele B. Fallica, autore di cinquelibri di short stories e racconti, di un libro di poesia in prosa, di un libro di interviste a Fernanda Pivano, di un libro di informatica dedicato al SEO (Search Engine Optimization), di un libro di Narratologia sull'opera di Charles Bukowski e di un libro di poesia in prosa dedicato alla ricerca della Musa.
L'autore, classe 1975, è laureato magistrale in Lettere (tesi in Letteratura Americana). Sebbene si interessi di Letteratura Statunitense, insegna Letteratura Italiana e Storia negli Istituti superiori di Vicenza, svolge attività di pubblicista e lavora come Digital Strategic Planner ed esperto consulente di Web Marketing e SEO.
Nel 1890, in una Oslo ancora chiamata Kristiania, usciva un romanzo destinato a rompere gli schemi narrativi dell’Ottocento e ad anticipare la sensibilità del Novecento. Il suo titolo eraFame.
Il suo autore, Knut Hamsun, un norvegese fino ad allora sconosciuto al grande pubblico. Quella prima opera, profondamente autobiografica, sarebbe diventata un pilastro della letteratura moderna. Un racconto allucinato e lucido al tempo stesso, in cui la fame non è solo condizione fisica, ma metafora esistenziale.
Knut Hamsun nasce nel 1859 nel nord della Norvegia, in un contesto rurale e isolato, lontano dalla civiltà urbana in cui si muoverà il suo protagonista. Dopo una giovinezza segnata da povertà, lavori saltuari e viaggi (tra cui un soggiorno negli Stati Uniti che lo segnerà profondamente), Hamsun approda alla letteratura portando con sé un bagaglio di disagio, rabbia e osservazione minuziosa del mondo interiore.
A differenza dei grandi romanzieri naturalisti dell’epoca — Zola, Ibsen, Dickens — Hamsun non si concentra sulle classi sociali o sui meccanismi economici. Il suo interesse è rivolto all’individuo, all’irrazionale, ai moti profondi e spesso illogici dell’animo umano. In un’epoca che celebra la razionalità, Fame è il ritratto di uno sbandamento.
Il protagonista di Fame è un giovane scrittore senza nome, affamato — letteralmente — e in lotta costante con il proprio corpo e la propria mente. Vagando per le strade di Kristiania, cerca di sopravvivere tra piccoli lavoretti, articoli mal pagati e gesti di disperata dignità. Ma ciò che colpisce non è tanto la trama, quanto il modo in cui Hamsun entra nella psiche del personaggio: il lettore assiste a un continuo slittamento tra lucidità e delirio, orgoglio e umiliazione, generosità e brutalità.
La fame, nel romanzo, si trasfigura: non è solo mancanza di cibo, ma perdita di coordinate, erosione dell’identità, una vertigine esistenziale. Il corpo stesso diventa nemico: tremori, allucinazioni, vomito, tutto contribuisce a creare un clima claustrofobico, disturbante, ma profondamente umano. Il protagonista non è un eroe romantico, né un ribelle sociale: è un uomo comune alle prese con l’assurdo.
Hamsun adotta uno stile che rompe con il realismo tradizionale. La narrazione in prima persona è frammentata, nervosa, a tratti ossessiva. Il flusso di coscienza — che influenzerà in seguito autori come Kafka, Joyce e Beckett — è già presente, pur senza compiacimenti stilistici. Le frasi sono secche, taglienti, a volte contraddittorie, proprio come i pensieri del protagonista.
Il linguaggio non è mai neutro: pulsa, trema, si agita. Hamsun dimostra che il romanzo può diventare uno spazio per il disorientamento, non più solo per la spiegazione. È questa tensione — tra significato e smarrimento — che fa di Fame un romanzo modernissimo.
Knut Hamsun riceverà il Premio Nobel per la letteratura nel 1920 per Il risveglio della terra, un’opera più matura e aderente ai valori rurali e alla natura. Ma la sua figura rimane controversa: negli anni successivi, infatti, espresse simpatie per il nazismo, giungendo persino a elogiare pubblicamente Hitler. Questo passato oscuro non può essere ignorato, ma non cancella la forza letteraria delle sue opere.
Fame resta il suo vertice artistico, un libro che parla a tutte le epoche in cui l’individuo si sente estraneo al mondo. È la cronaca di una disgregazione, ma anche di una resistenza disperata alla banalità. Nessun altro romanzo, forse, ha saputo raccontare con altrettanta crudezza e verità cosa significhi vivere sul bordo — del corpo, della mente, della società.
A distanza di più di un secolo, Fame non ha perso la sua potenza disturbante.
È un grido sordo nella città moderna, un monologo che ci obbliga a guardare dove solitamente distogliamo lo sguardo: dentro di noi.
Alcuni libri sono stati dotati di Isbn. Si tratta dell’unico modo certo per attribuire la paternità dell’opera all’autore. L’opera, altresì, viene inserita nei cataloghi ad uso delle librerie online e di quelle tradizionali.