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Benvenuto su MescalPeyoBook: sito web dedicato alle opere di Gabriele B. Fallica, autore di cinque libri di short stories e racconti, di un libro di poesia in prosa, di un libro di interviste a Fernanda Pivano, di un libro di informatica dedicato al SEO (Search Engine Optimization), di un libro di Narratologia sull'opera di Charles Bukowski e di un libro di poesia in prosa dedicato alla ricerca della Musa.

L'autore, classe 1975, è laureato magistrale in Lettere (tesi in Letteratura Americana). Sebbene si interessi di Letteratura Statunitense, insegna Letteratura Italiana e Storia negli Istituti superiori di Vicenza, svolge attività di pubblicista e lavora come Digital Strategic Planner ed esperto consulente di Web Marketing e SEO.
Diario di un perdigiorno è una piccola gemma della letteratura romantica europea. Più che una storia, è un’atmosfera, un’esperienza sensoriale e spirituale che continua a parlare anche ai lettori contemporanei.

Joseph von Eichendorff, nato nel 1788 in Slesia e morto nel 1857, è considerato una delle voci più rappresentative del Romanticismo tedesco. Poeta, romanziere e drammaturgo, Eichendorff fu anche un funzionario statale, ma è soprattutto ricordato per la sua opera letteraria, pervasa da un senso profondo della natura, della musica e di una nostalgia metafisica. Scrisse in un periodo in cui l’Europa era scossa dalle guerre napoleoniche, dal crollo degli antichi ordini e dalle prime spinte nazionaliste. Il Romanticismo tedesco, in particolare, reagiva a questa crisi cercando rifugio nel sogno, nel sentimento, nel ritorno alla natura e al sacro.

Aus dem Leben eines Taugenichts (noto in italiano come Diario di un perdigiorno o Dalla vita di un perdigiorno), pubblicato nel 1826, è il racconto lungo più noto di Eichendorff.
Il titolo stesso rivela l’ironia sottile dell’autore: il protagonista è un "Taugenichts", un “buono a nulla”, ma non nel senso sprezzante del termine. È un giovane che rifiuta la fatica e la disciplina della vita borghese per inseguire la libertà, la bellezza e l’amore. Il romanzo si apre con la celebre scena in cui il padre, stanco dell’ozio del figlio, gli dà del denaro e lo manda via di casa. Da quel momento in poi, il giovane perdigiorno intraprende un viaggio che è al tempo stesso reale e simbolico, una sorta di iniziazione romantica.


Attraverso paesaggi incantati, castelli, giardini, incontri amorosi e misteriose identità, il protagonista attraversa un’Europa idealizzata e senza tempo, in cui realtà e fantasia si fondono senza soluzione di continuità. Lavora brevemente in un castello, crede di essere innamorato della padrona di casa, poi parte per l’Italia, culla dell’arte e della luce, dove tutto si risolve magicamente, come in un sogno: l’amata si rivela essere non una nobile irraggiungibile, ma la sua pari, e la storia si conclude con un lieto fine armonioso.

Dal punto di vista critico, Diario di un perdigiorno è un capolavoro di equilibrio tra leggerezza e profondità. Apparentemente semplice, quasi fiabesco, il racconto cela una visione del mondo intensamente romantica, in cui il viaggio è soprattutto interiore. Il perdigiorno incarna l’ideale romantico dell’individuo che si affida al caso, all’intuizione, alla natura come guida. La musica, la poesia, la spontaneità contano più della razionalità e dell’ordine sociale. In questo senso, il testo è anche una critica implicita alla modernità nascente, al culto della produttività e del lavoro.

Lo stile di Eichendorff è limpido, musicale, intriso di immagini naturali e di simboli. Ogni elemento — il mulino, la strada, il giardino, la finestra — diventa una soglia tra il quotidiano e il meraviglioso. Il romanzo è breve, ma densissimo: ogni scena, ogni incontro è carico di suggestioni. Non c’è tensione narrativa nel senso tradizionale, ma un senso di attesa dolce, come se il lettore, insieme al protagonista, fosse in ascolto del destino.

In conclusione, Diario di un perdigiorno è una piccola gemma della letteratura romantica europea. Più che una storia, è un’atmosfera, un’esperienza sensoriale e spirituale che continua a parlare anche ai lettori contemporanei. In un mondo che premia la velocità e l’efficienza, la figura del perdigiorno ci ricorda che il senso della vita non sempre si trova nella meta, ma nel cammino stesso — soprattutto se percorso con occhi aperti e cuore leggero.

G.F.

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